Nel 2006 pubblica King Kong théorie (edito in italiano da Fandango Libri come King Kong Theory), un saggio autobiografico anarchico nella forma e nei contenuti, scritto in un francese argotique, poplare, in cui delinea una rivoluzione sessuale che comprenda anche la legalizzazione del sex work (una posizione decisamente controcorrente rispetto alle teorie femministe dell'epoca).
A un'introduzione che individua il pubblico a cui è dedicato il libro ("J'écris [...] pour les moches, les vieilles, les camionneuses, les frigides, les mal baisées, les imbaisables, les hystériques, les tarées, toutes les exclues du grand marché à la bonne meuf."), segue una panoramica sul rapporto tra i sessi nel XXI; il terzo saggio è dedicato allo stupro, il quarto e il quinto al lavoro sessuale (in particolare, prostituzione e pornografia); infine, l'epilogo invece è dedicato a un sonoro vaffanculo alle donne borghese che sentono il bisogno di dire ad altre donna cosa fare di sé e agli uomini frustrati e insicuri. Sei capitoli che si leggono come sei saggi autonomi, autosufficienti.
Il messaggio è chiaro: il corpo di una donna non è affare di nessuno, se non della donna stessa. La sessualità è usata troppo spesso come un'arma contro le donne: per violarne il corpo e negarne la dignità, oppure, quando decide di usarla per guadagnarsi il pane, per relegarla ai margini della società.
L'autrice sottolinea come il lavoro, nella società capitalista, sia di per sé alienante; sacrifichiamo di continuo il nostro corpo e il nostro tempo in cambio di denaro. Cosa cambia, rispetto al lavoro sessuale? Semplice: ci si aspetta che la donna dedichi la sua vita al piacere dell'uomo gratis: il matrimonio, nella filosofia provocatoria di Despentes, è prostituzione istituzionalizzata.
La soluzione a questo problema è, per Despentes, insegnare alla ragazze e alle donne che hanno il diritto di difendersi dallo stupro usando la violenza fisica; legalizzare la prostituzione, per proteggere le sex worker dai pericoli ai quali sono esposte dovendo lavorare nelle periferie e per liberare anche la sessualità maschile, che, in un contesto di consenso delle parti, non può far male. Nella stessa direzione va la difesa della pornografia: l'autrice, a partire dalla sua esperienza come co-regista di Scopami, sottolinea come, se la pornografia non è condannata giuridicamente, lo è da una morale ipocrita e misogina che porta a una censura economica che impedisce di girare film porno come si girano film d'azione e di guerra.
Gli argomenti dei saggi, già molto forti, sono resi ancora più significativi da due cose: l'esperienza dichiarata di Virginie in ognuna delle esperienze di cui tratta e le molte menzioni di attiviste e teoriche femministe. Ogni capitolo, infatti, termina con una citazione diretta da testi di Virginia Woolf e Angela Davis, che anticipano gli argomenti del capitolo successivo. A fine libro, il lettore può consultare una preziosa bibliografia femminista (tra i tanti nomi, Camille Paglia, Lydia Lynch e Judith Butler).

Commenti
Posta un commento